LA METAMORFOSI - 1° tempo – Milano - Avellino Trasgressiva

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Ciao a tutti. Mi chiamavo Raffaele (nick name) e sono stato cresciuto come una ragazza poichè quando ero piccolo ho avuto problemi di salute assumendo dei farmaci che mi hanno lasciato senza peli, fatta eccezione per sopracciglia, ciglia e capelli sulla testa. A 19 anni avevo un pene e dei testicoli molto piccoli, ero preso in giro e sono andato in depressione acuta. Non andavo più a scuola, non uscivo ed evitavo ogni contatto col mondo esterno, anche con Giangi, il mio unico e vero amico gay. Preoccupati per la mia salute fisica e mentale, mia mamma e mio papà hanno deciso di cambiare città e di cambiare il mio nome in modo da cominciare una nuova vita come Raffaella. A Milano, ho finito per nascondere i miei genitali vestendomi in modo da sembrare una ragazza. Mettevo sempre mutande transgender, seno finto, trucco e rossetto non trasferibili, calze e tacchi alti. Tramite un'avvocata specializzata nel cambio di genere, ho ottenuto dei documenti legali che mi identificavano come donna. Piano piano ho superato la depressione, ma papà non è riuscito a digerire del tutto questa metamorfosi, così lui e la mamma hanno divorziato. Intanto, abbandonata la 5^ liceo, avevo trovato lavoro come commessa in un ipermercato della zona e mi ero fatta qualche nuova amica/amico. Circa 6 mesi dopo, mamma è dovuta tornare qualche giorno al paese per assistere mia nonna ammalata. Era sera e mi annoiavo, allora ho indossato un abitino nero con reggiseno in silicone push-up, calze alte alla coscia e scarpe coi tacchi a spillo. Stavo camminando in una strada del centro quando qualcuno mi ha afferrato la mano e mi ha trascinato dietro un portone tappandomi la bocca. In quel momento non riuscivo a vedere la faccia di quell'uomo. Poi mi ha messo le braccia attorno al collo, mi ha baciato forzatamente sulle labbra rossettate. Ero terrorizzata! pensavo a chi cazzo potesse essere quest'uomo. Poi ho sentito la sua mano alzare la gonna e tirarmi giù le mutande in modo che cadessero alle mie caviglie. CONTINUA


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